Sperimentazioni - pizzette con farina di grani antichi - diretto TA = 18° con LiCoLi+LDB
Inviato: 11 febbraio 2019, 15:22
Premessa: sto seguendo un percorso di ricerca personale discretamente sacrificante in termini di investimento (sia di tempo, sia economico), considerando anche la scarsa - se non assente - letteratura al riguardo. Le farine di grani "antichi" sono difficili da trattare, hanno un carattere docile ma incostante. Se provi a far seguire loro una formula, stai certo che ti mostreranno chi comanda....
Dunque: solitamente il riposino in cella lo eseguo sempre, anche con farine deboli, in barba alle tabelle. Stavolta ho voluto provare a simulare una situazione più naturale, come se fossi rimasto senza energia elettrica: un diretto a temperatura ambiente (l'ambiente di casa, 18 gradi centigradi piuttosto costanti), provare a dosare il lievito in base a una previsione di orario cottura. Volevo una pizza sabato mattina alle 13:00. Ho impastato venerdì sera verso le 11:00, alle 11:30 impasto pronto, temperatura di uscita 25 gradi. Da notare che ho deciso anche di provare a ridurre il peso dei panetti (solitamente sto a 300 grammi, stavolta volevo andare sotto i 250)
Dosi:
Mix farine tipo 2 Jervicella, Frassineto, Solina: 420 grammi
Farina grano duro Cappelli: 100 grammi
LiCoLi di grani antichi: 80 grammi
Sale: 14 grammi
Lievito di Birra 0,4 grammi (un po' di glutatione non fa mai male)
Acqua 350 grammi circa
In teoria c'era anche più del lievito necessario, ma la sorpresa è stata che alle 11:00 di sabato la massa era lievitata pochissimo. Ho controllato con il pirometro e la temperatura impasto era di 18 gradi.
Visto che non avevo tempo di aspettare né voglia di buttare tutto, ho preferito farmi aiutare dalla tecnologia e ficcare i panetti stagliati in cella a 30 gradi. La botta è stata violenta, alle 13 diciamo che qualcosa si è risvegliato e ho deciso di mangiare.
Difficoltà evidente in stesura, i panetti più piccoli del solito mi hanno obbligato a una circonferenza simpatica. Per il resto, temperatura del forno più bassa del solito per scongiurare crudezza.





Il bordo non mi piace, non perché non sia grosso (da noi si preferisce così), ma perché non è perfettamente cotto.
Cosa ho imparato?
1) Meglio sempre fare una maturazione in frigo
2) Se non è possibile farla, meglio che evito l'uso di farina di grano duro
3) E comunque se dovessi rifare l'impasto così, diretto senza maturazione in frigo, metterei in cella a 23 gradi.
4) Oppure aumenterei l'idratazione
Insomma, le combinazioni sono infinite, ma, come dicevo prima...devo riscrivere qualche formula
Dunque: solitamente il riposino in cella lo eseguo sempre, anche con farine deboli, in barba alle tabelle. Stavolta ho voluto provare a simulare una situazione più naturale, come se fossi rimasto senza energia elettrica: un diretto a temperatura ambiente (l'ambiente di casa, 18 gradi centigradi piuttosto costanti), provare a dosare il lievito in base a una previsione di orario cottura. Volevo una pizza sabato mattina alle 13:00. Ho impastato venerdì sera verso le 11:00, alle 11:30 impasto pronto, temperatura di uscita 25 gradi. Da notare che ho deciso anche di provare a ridurre il peso dei panetti (solitamente sto a 300 grammi, stavolta volevo andare sotto i 250)
Dosi:
Mix farine tipo 2 Jervicella, Frassineto, Solina: 420 grammi
Farina grano duro Cappelli: 100 grammi
LiCoLi di grani antichi: 80 grammi
Sale: 14 grammi
Lievito di Birra 0,4 grammi (un po' di glutatione non fa mai male)
Acqua 350 grammi circa
In teoria c'era anche più del lievito necessario, ma la sorpresa è stata che alle 11:00 di sabato la massa era lievitata pochissimo. Ho controllato con il pirometro e la temperatura impasto era di 18 gradi.
Visto che non avevo tempo di aspettare né voglia di buttare tutto, ho preferito farmi aiutare dalla tecnologia e ficcare i panetti stagliati in cella a 30 gradi. La botta è stata violenta, alle 13 diciamo che qualcosa si è risvegliato e ho deciso di mangiare.
Difficoltà evidente in stesura, i panetti più piccoli del solito mi hanno obbligato a una circonferenza simpatica. Per il resto, temperatura del forno più bassa del solito per scongiurare crudezza.





Il bordo non mi piace, non perché non sia grosso (da noi si preferisce così), ma perché non è perfettamente cotto.
Cosa ho imparato?
1) Meglio sempre fare una maturazione in frigo
2) Se non è possibile farla, meglio che evito l'uso di farina di grano duro
3) E comunque se dovessi rifare l'impasto così, diretto senza maturazione in frigo, metterei in cella a 23 gradi.
4) Oppure aumenterei l'idratazione
Insomma, le combinazioni sono infinite, ma, come dicevo prima...devo riscrivere qualche formula